venerdì 18 settembre 2009



: Roma piange i nuovi caduti di Nassiriya
Nella basilica di S. Maria Maggiore la Messa di suffragio per le vittime presieduta dall'Ordinario militare Bagnasco (nella foto) di Federica CifelliAveva 37 anni, Carlo De Trizio, il maresciallo capo dei Carabinieri in servizio dal 1999 al nucleo Radiomobile del Comando Provinciale di Roma, presso la caserma di viale Oceano Indiano, al Torrino, ucciso ieri mattina da una bomba insieme ad altri 2 colleghi italiani e a un militare rumeno lungo una strada a sud ovest dell’abitato di Nassiriya. Li ha ricordati questa mattina in una celebrazione di suffragio nella basilica di Santa Maria Maggiore l’Ordinario militare per l’Italia Angelo Bagnasco. Una Messa in programma già da tempo per celebrare il 145° anniversario di fondazione dell’Esercito italiano, che in seguito ai fatti di Nassiriya è stata dedicata ai militari deceduti in Iraq: oltre e De Trizio, il capitano dell’Esercito Nicola Ciardarelli e il maresciallo dei Carabinieri Franco Lattanzio, insieme al caporale rumeno Anku Bogdam. «Il silenzio – ha osservato mons. Bagnasco - ci avvolge e ci rende attenti ascoltatori del mistero della vita e della morte: un silenzio intriso di profondo e grato rispetto per il sacrificio delle vittime e per il dolore di chi, parenti, colleghi, amici, da oggi porterà un fardello più pesante nel cuore». La speranza per «continuare il cammino della vita», ha continuato l’Ordinario militare, viene dalla parola di Cristo, dalla certezza che «nulla del bene compiuto andrà perso; nessun frammento di generosità, di altruismo, di sacrificio sarà sprecato». Nella grande famiglia dei popoli «ognuno è chiamato a concorrere alla fame di chi ha fame di verità, giustizia, pane, pace, ma il dovere è unico e impellente. E in questa corale responsabilità ognuno partecipa, non poche volte nella storia, con il sacrificio supremo della vita. Ma niente andrà perduto: niente del bene che viene offerto con dedizione e umiltà. Il sacrificio dei militari caduti, di ieri e di oggi è parte vivissima e contributo ineguagliabile per un'umanità migliore e per un mondo di pace».E fra i caduti di ieri la memoria corre immediatamente agli altri italiani uccisi sempre a Nassiriya, nell’ambito della stessa missione di pace, il 12 novembre del 2003. «La strategia di morte perseguita con feroce determinazione dai terroristi – si leggeva ieri in un articolo de L’Osservatore Romano – continua a seminare lutti e a causare dolore e strazio tra i familiari delle vittime. Di fronte a questo nuovo luttuoso avvenimento si impone l’esigenza, che investe anzitutto i responsabili delle sorti dell’umanità, di trovare gli adeguati strumenti politici e diplomatici per risolvere quanto prima la grave crisi irachena». «Profondo dolore» e «ferma riprovazione» per il nuovo atto di violenza anche nel telegramma inviato a mons. Bagnasco dal segretario di Stato Vaticano Angelo Sodano a nome del Santo Padre. L’attentato di ieri mattina, si legge nel testo, «aggiungendosi ad altre efferate azioni perpetrate in Iraq costituisce un ulteriore ostacolo sulla via della concordia e della ripresa di quel tormentato paese». Benedetto XVI manifesta quindi la sua vicinanza alle famiglie e alle forze armate italiane e rumene, oltre che alle rispettive comunità nazionali, inviando il suo incoraggiamento ai militari «impegnati nell’arduo compito a servizio di quella popolazione così provata».Cordoglio è stato espresso anche dal presidente della Repubblica Ciampi, dai presidenti uscenti di Camera e Senato e da tutte le più alte cariche istituzionali. Ai militari, e in particolare ai carabinieri di stanza a Roma nella caserma del Torrino che piangono il collega e l’amico Carlo De Trizio, è andato anche l’abbraccio della Capitale, portato dal sindaco Veltroni, che ieri mattina insieme al presidente della Regione Marrazzo si è recato presso la struttura di viale Oceano Indiano per testimoniare il cordoglio del Campidoglio. «Troveremo insieme un modo per ricordare il vostro collega», ha promesso Veltroni, sottolineando che «oggi più che ieri la divisa è per i cittadini sinonimo di sicurezza e rappresenta un sostegno psicologico che li aiuta a vivere più sereni». E più tardi, nella seduta straordinaria del consiglio comunale convocata in Campidoglio alla quale ha partecipato anche il presidente della Provincia Gasbarra insieme all’intera giunta regionale, ha aggiunto: «Di fronte alla morte di questi ragazzi, il dovere del paese è quello dell’unità». Nell’aula consiliare, i gonfaloni di Comune, Provincia e Regione listati a lutto, così come segnata dal lutto è stata per tutto il giorno di ieri la sede della Provincia a Palazzo Valentini. Bandiere a mezz’asta anche nella caserma del Radiomobile, dove ieri mattina i colleghi di De Trizio hanno pregato insieme al cappellano dell’Arma, don Gabriele Castelli. «È una giornata dolorosa per tutti noi – ha dichiarato all’agenzia Ansa il comandante del nucleo, il maggiore Luigi Grasso -. Ci stringiamo ai familiari, cerchiamo di farci forza nel suo ricordo. Il maresciallo capo De Trizio – ha aggiunto – era una persona estremamente seria e riservata, con un alto spessore culturale e umano e un’alta professionalità». Tanto che aveva anche imparato l’arabo per poter essere più utile a quella popolazione che, raccontano i colleghi della caserma, «era contento di poter servire». Il rientro delle salme dei militari italiani all’aeroporto di Ciampino è previsto per domani pomeriggio, mentre i funerali, fanno sapere dallo stato maggiore della Difesa, dovrebbero essere celebrati, sempre nella Capitale, la mattina di martedì 2 maggio. Sempre gravi intanto, ma stazionarie, le condizioni dell’altro italiano rimasto ferito nell’attentato, il maresciallo Enrico Frassanito, sottufficiale dell'Arma, ricoverato nell'ospedale civile di Kuwait City con ustioni su circa il 40% del corpo.

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